La Marca di San Michele
La nostra è la storia di tanti, è la storia di Calzinaz che declamava: “Mio nonno fava i mattoni, mio babbo fava i mattoni, fazzo i mattoni anche me… ma la casa mia dov’è?”.
I nostri nonni facevano vino, i nostri padri non avevano altra scelta che quella di aiutare a fare il vino, prima di intraprendere un’altra strada, la loro, e noi, i figli, noi non abbiamo aiutato nessuno a fare il vino, abbiamo preso direttamente un’altra strada, verso le città. Poi siamo ritornati a fare il vino. Innamorati e curiosi della città, ma vogliosi di unirla alla bellezza di questa Marca. Si dice che il vento faccia il suo giro e così la vite, ma non è un giro di vite il nostro.
Lavoriamo con due vitigni che qui sono nati e qui affondano le loro radici: il Verdicchio, che seduto su queste colline si fa ombra con la montagna, mentre allunga i piedi verso il mare, e il Montepulciano. Cerchiamo di rispettare la terra, seguiamo i suoi cicli naturali cercando di curare i suoi malumori, senza però propinarle intrugli chimici o pesticidi.
Facciamo tanto a mano, anche se la zappa non è sempre poetica. Non maltrattiamo i nostri amici quando ci aiutano, in cantina abbiamo appena cominciato a vestire i panni di Panoramix giocando con i lieviti naturali e riducendo il contenuto di solforosa, ma senza voler sfidare ciecamente la sorte. Il nostro obiettivo è quello di produrre un vino in cui queste terre si riconoscano e noi riconosciamo loro, che sia digeribile e facilmente abbinabile.
Ci piace fare il vino, ma più di tutto ci piace berlo e berlo in compagnia di amici, ancor meglio se viziati da musica, fumetti e fotografia o solamente da grasse risate. Non vediamo il vino come fine ultimo, ma piuttosto come mezzo che ci ha sempre permesso di realizzare anche altro.
In fondo, è solo vino quello che facciamo.
Coltiviamo in modo naturale solo uve verdicchio di nostra proprietà su un suolo calcareo argilloso in collina a 350/400 mt sul livello del mare in contrada San Michele. I vigneti di verdicchio sono classificati nella tipologia DOC, Classico Superiore.
La potatura a guyot, così come la stralciatura, la scacchiatura e la sfemminellatura sono fatte manualmente.
Come concime utilizziamo solamente un sovescio di favino e per i trattamenti contro oidio e peronospera zolfo puro (da miniera e non derivato del petrolio) e rame (non di sintesi) in dosi minime.
La poltiglia bordolese a fine stagione.
Non usiamo antibotritici e la lavorazione meccanica sottofila sostituisce i disseccanti.
La raccolta delle uve è fatta rigorosamente a mano e in cassette con una resa media del vigneto di 70 ql/ha.
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